Nella benestante Como, questo Natale fioccano multe.
Agli evasori fiscali? No. A chi commette abusi? Ma figurati.
Le multe della vergogna sono solo per chi non ce la fa. Per chi è rimasto senza una casa e vive per strada. Per chi chiede di essere aiutato con qualche spicciolo, e così facendo deturpa le sfarzose vie dello shopping natalizio.
Con loro, multati anche i volontari che la mattina hanno la sfrontatezza di portare una bevanda calda a questi poveri disgraziati.
Come si permettono di allungare la mano d’aiuto verso chi è piegato dalla miseria?
Come si permettono di umiliare così chi passa oltre senza nemmeno uno sguardo di compassione?
E così, col fastidio di vedere all’opera chi ha sentimenti migliori dei propri, il sindaco emette l’ordinanza della vergogna. Con tanto di sequestri coatti di cappellini e cartoni dove ripararsi dal freddo pungente, in un maldestro tentativo di nascondere il proprio fallimento rappresentato da donne e uomini in stato di abbandono.
Così la povertà diventa la vergogna da nascondere sotto il tappeto rosso del Natale.
Ma la povertà di cui ci si dovrebbe vergognare non è questa.
È quella dell’animo e dello spirito, per cui non c’è alcun rimedio. Nemmeno una stupida multa.