Scoppia il caso Rimborsopoli per il Movimento 5 Stelle
Dopo giorni di indiscrezioni, la famosa trasmissione televisiva di Mediaset ha deciso di non mandare in onda il servizio dedicato a quello che pare un vero e proprio “scandalo a 5 stelle”. La motivazione ufficiale pare essere il rispetto delle rigide regole della par condicio durante la campagne elettorale. Un’interpretazione forzata, visto che questa regolamentazione non riguarda i programmi di informazione.
I più maliziosi, come il senatore del Partito Democratico Stefano Esposito, tirano in ballo pure l’ex iena, e adesso candidato alla Camera per il Movimento 5 Stelle, Dino Giarrusso.
Le #iene non trasmetteranno il servizio sui bonifici truccati dei parlamentari del #M5S scommetto una mano che se avessero avuto un servizio sul #pd avrebbero fatto una edizione straordinaria in prima serata. #mediasetnoncensurareleiene pic.twitter.com/BjnnVACcVp
— Stefano Esposito (@stefanoesposito) 11 febbraio 2018
Ma, colpo di scena, in serata, il programma di Mediaset ha deciso di pubblicare uno stralcio della puntata attraverso il proprio sito web.
Il caso riguarderebbe “gravi irregolarità” sulle restituzioni da parte di due pezzi grossi del Movimento 5 Stelle, vale a dire i parlamentari Cecconi e Martelli. I due, dopo un iniziale sostegno del capo politico del M5S Luigi Di Maio, “orgoglioso di loro”, hanno dichiarato di voler rinunciare al posto in Parlamento una volta eletti. Cosa che ha subito destato sospetti su di loro. Infatti altri parlamentari erano in un ritardo ben più grave con le restituzioni, ma nessuno di loro è stato sottoposto alla decisione dei probiviri, composto da Riccardo Fraccaro, Paola Carinelli, Nunzia Catalfo.
Il deputato e il senatore davanti ai probiviri si sono sempre dichiarati innocenti: “abbiamo la coscienza pulita”.
E si sono comunque rimessi alla decisione del Movimento. Eppure, è lo stesso Luigi Di Maio che, evidentemente appresa la gravità dei comportamenti, ora ne chiede l’espulsione. Insomma, “c’è del marcio in Danimarca”, come diceva Shakespeare.
Fatto sta che i due, ad oggi, restano comunque candidati nei rispettivi collegi. Anche se, qualora eletti, dichiarano che lasceranno il posto ad altri.
Dunque, altri due “candidati fantasma”, dopo il caso di Emanuele Dessì, “l’impresentabile” candidato del M5S, balzato agli onori della cronaca per un video con un esponente del clan Spada di Ostia e una sospetta questione di una casa popolare in cui vivrebbe pagando solo 7,7 euro mensili.
Come se non bastasse, a buttare benzina sul fuoco è Riccardo Nuti, ex parlamentare del M5s , in un post polemico su Facebook dove rivendica la propria correttezza, nonostante la mal digerita espulsione, a causa del rinvio a giudizio per lo scandalo delle “firme false” a Palermo.
“#RimborsiM5S Oggi sui giornali è presente una tabella in cui il Ministero dello sviluppo economico conteggia 23.192.331 € versati al fondo per il microcredito. Fra questi quindi anche la mia restituzione e chi, come me, ha effettuato realmente i bonifici. Infatti nonostante siamo stati costretti a passare al misto e l’allontanamento dal M5S abbiamo regolarmente rendicontato le spese e restituito le eccedenze al fondo per il microcredito come sempre fatto da inizio mandato. In particolare si tratta di quasi 20.000 euro a partire da Gennaio 2017. Pertanto la differenza fra le rendicontazioni pubblicate dal gruppo parlamentare e quanto effettivamente bonificato non è di 226.000€ ma di 245.000€.
p.s. Faccio notare che i regionali dell’Ars stranamente non rendicontano sullo stesso sito come tutti gli altri colleghi”.
Riccardo Nuti
Il video è stato immediatamente ripreso da molti esponenti politici, tra i quali il responsabile della comunicazione del PD Matteo Richetti.
“Oramai è ufficiale: un numero significativo di parlamentari del #MoVimento5Stelle ha preso in giro i propri elettori e tutti gli italiani simulando il pagamento di bonifici destinati a un fondo per il microcredito, ritirando il bonifico subito dopo. Non entriamo nel merito di come i grillini spendano (o non spendano) i loro soldi, parliamo della rottura di un vincolo di fiducia. Ci sono parlamentari, tra cui alcuni capilista nei collegi alle prossime elezioni, che hanno preso in giro l’opinione pubblica. Abbiamo parlamentari che falsificano i bonifici e che sono regolarmente nelle liste in Parlamento (e chi vota M5S contribuirà a farli rientrare). Abbiamo amici della famiglia Spada in case popolari a 7 euro, anche loro futuri parlamentari. Mentre entravano loro, migliaia di candidati (che probabilmente avevano tutte le carte in regola) sono stati epurati dalla Casaleggio Associati senza motivo. E abbiamo un capo politico, Luigi Di Maio, che o sapeva tutto e ha taciuto agli italiani, o si è fatto prendere in giro dai suoi parlamentari. Sinceramente non so dire quale sarebbe lo scenario peggiore. Oggi assistiamo alla più profonda violazione del rapporto fiduciario in democrazia degli ultimi tempi, una vera e propria ferita nel rapporto tra cittadini e istituzioni”.
Matteo Richetti