Il ministro Di Maio allarga ulteriormente il suo staff per la comunicazione digitale. Ha assunto un altro social media manager, superando lo staff, già corposo, del ministro Salvini, sia per risorse umane che economiche.
Secondo quanto riporta l’Espresso, il costo della macchina della comunicazione del capo politico del M5S si aggirerebbe sui 670 mila euro, contro i 600 mila euro dell’alleato di Governo Salvini.
Una gara a chi ce l’ha più lungo giocata sul terreno digitale. Con i soldi nostri, ovviamente.
Di Maio fa le dirette sventolando un biglietto aereo di seconda classe per far vedere i risparmi, ma si guarda bene dal pubblicizzare il suo staff social, di prima classe. D’altronde è in difficoltà.
Aumentano infatti incredibilmente i commenti negativi sotto i suoi post su Facebook. Nelle ultime settimane hanno superato quelli positivi. E quindi serve aiuto nella moderazione del malcontento pubblico.
L’attività di Governo penalizza il M5S non solo nei sondaggi ma anche sulla rete, da sempre polso dell’umore degli attivisti del movimento.
Le giravolte sull’Ilva, il Tap, il Muos, il condono di Ischia, i fanghi tossici sui terreni agricoli, l’inconcludenza sul ponte di Genova, l’incertezza sul reddito di cittadinanza, giorno dopo giorno stanno picconando il granitico consenso pentastellato. E i cocci abilmente vengono raccolti dal ministro single cuore infranto Salvini che ne sta facendo tesoro per le prossime elezioni europee.
I rapporti di forza si sono invertiti. E chi comanda adesso è lui: il felpato ministro dell’interno, asso pigliatutto della moderna Repubblica dei Social.
Dimostrazione? la trattativa sulla prescrizione. Salvini ha portato a casa SUBITO il suo imbarazzante decreto-in-sicurezza. Mentre Di Maio e i compagni di scuola si sono accontentati di una cambiale che scade tra oltre un anno, nel 2020, e a condizione che si faccia la riforma della Giustizia.
Eppure i napoletani una volta erano famosi per la scaltrezza. “Di Maio è il primo napoletano che si è fatto fregare da un milanese”. Ma tanto lui si accontenta di arrivare a mangiare il panettone. Rigorosamente milanese.