La verità, vi prego, sull’andare all’estero

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La motivazione che spesso ci si sente ripetere da parte dei miei coetanei (io ho 26 anni) che hanno scelto di andare all’estero è: la mancanza di opportunità, sia essa di crescita professionale o di studio, nel nostro Paese. Eppure questa motivazione non corrisponde alla vera ragione che ha spinto, spinge o spingerà molti altri ragazzi come me verso la strada dell’estero.

È sicuramente vero che in Italia esiste un problema di sottooccupazione giovanile che coinvolge più meno tutta la penisola e che è particolarmente acuto nel Sud e nelle Isole. Questo però non spiega come mai tra gli Italiani che vanno all’estero, soprattutto in UK, dove risiedo, tanti svolgono professioni che potrebbero svolgere anche in Italia, come avvocati, baristi, camerieri, professori e professionisti. Non è infrequente infatti che proprietari di bar e ristoranti in Italia si lamentino di non riuscire, nonostante gli sforzi, a trovare abbastanza candidati per riempire le posizioni lavorative richieste. Lo stesso vale, seppur in maniera minore, per le law firms, gli istituti finanziari e le scuole ed università italiane.

All’estero è vero il contrario: sono molti gli Italiani che ho conosciuto che aspirano ad essere barista in training da Starbucks o Caffè Nero, camerieri full-time, professionisti impiegati nel settore dell’education o analyst presso una banca o una law firm. E che sono disposti a mettersi in fila ad aspettare e passare dure selezioni pur di accaparrarsi queste posizioni lavorative.

Perché allora tanti fra noi hanno scelto (così come tanti altri lo faranno in futuro) di intraprendere la strada più difficile dell’estero piuttosto che rimanere in Italia?

Credo che il motivo sia la voglia di vedere posti nuovi, approcciare culture differenti, imparare una nuova lingua e soprattutto mettersi in gioco.

Questo è sicuramente quello che ho fatto io quando ho deciso, ad esempio, di fare un Master o poi un PhD in Inghilterra, uno stage in Cina, un periodo di soggiorno in Germania ed infine un progetto di volontariato in Libano. Cercavo e cerco soprattutto il contatto culturale con il diverso e la voglia di vedere fino a che punto posso arrivare. Sono certo che tanti Italiani hanno fatto lo stesso.

Vivere all’estero non è una condanna ma una possibilità: non siamo emigrati per mancanza di opportunità ma piuttosto per cercare la pienezza della stessa che solo un’esperienza internazionale può darci.

Mattia Sisti

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