Prima legge della Regione Sardegna a trazione leghista? Ripristinare i vitalizi

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A tre mesi dallʼinsediamento della nuova giunta regionale a trazione leghista, il primo provvedimento all’ordine del giorno è la reintroduzione del vitalizio

I vitalizi erano già stati aboliti nel 2014 ma evidentemente, sono una priorità per la Sardegna leghista. E così, con un nome diverso, “indennità differite”, adesso vengono riproposti. Con una celerità che desta quantomeno sospetto.

La fretta, probabilmente è dettata dalla concreta possibilità di tornare alle urne, dopo che il Tar si sarà espresso sui ricorsi sulla questione della “raccolta firme”.

Le opposizioni reclamano e hanno sollevato la questione facendo slittare la proposta.

In un lungo post Massimo Zedda spiega la vicenda:

“Io non scelgo i privilegi e le pensioni per gli onorevoli. 
Scelgo lei, scelgo l’etica e l’onestà.

La prima proposta di legge della maggioranza leghista e sardista, illustrata ai capigruppo dal presidente del Consiglio regionale, riguarda il ripristino, comunque lo si voglia giustificare e definire, degli assegni vitalizi da riconoscere ai consiglieri regionali. 
Non la continuità territoriale, non la vertenza latte, non il porto canale di Cagliari, ma dopo tre mesi la prima legge è per le pensioni dei consiglieri regionali.

Dicono sempre: “prima gli italiani, prima i sardi”.
Ma la verità è che pensano solo a se stessi. 
Pensano solo ai privilegi e alle pensioni per i consiglieri regionali.

Sono trascorse poche ore dall’anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer, ma io scelgo la questione morale che per me non è dimenticata.

La proposta è sostenuta dai capigruppo di maggioranza, compreso quello del partito Fratelli d’Italia dell’onorevole Truzzu, candidato alla carica di Sindaco di Cagliari. Contrari i capigruppo dell’opposizione.

La spesa, a carico delle cittadine e dei cittadini, nel bilancio regionale, per il solo 2019 è pari a 1.149.984 €, che si ripeterà per gli anni a venire di questa legislatura per un totale di 5.749.920€

Ho già rinunciato una volta, dimettendomi, appena proclamato Sindaco, dalla carica di consigliere regionale poche settimane prima di maturare la pensione, a un vitalizio che sarebbe stato di 1.850 euro al mese, dopo solo due anni sei mesi e un giorno, che avrei percepito al compimento del sessantacinquesimo anno di età.
Con due legislature, la precedente normativa prevedeva un vitalizio di quasi 4.000 € netti al mese al compimento del sessantesimo anno di età e così via.

Un insegnante, un dipendente, nel pubblico e nel privato, un commerciante e un imprenditore, un libero professionista, dopo 41 anni di lavoro, percepiscono una pensione di 1.450 € al mese, a seconda dei contributi versati.

Non ho problemi, come non ne ho avuto a rinunciare già una volta al vitalizio, a dichiarare oggi la mia assoluta contrarietà a questa proposta di legge che, se approvata, contribuirebbe a garantire privilegi a pochi e ad aumentare la distanza tra la politica e i cittadini.

Mi sembra che lo slogan, che questa maggioranza leghista e sardista utilizza, vada cambiato, non più “prima gli italiani, prima i sardi”, ma “prima noi e i nostri privilegi, prima noi senatori e deputati, prima noi presidenti di regione con doppio incarico, prima noi onorevoli consiglieri regionali, prima noi capi di gabinetto lombardi”. E pazienza per tutti quelli che stanno male, per coloro che hanno perso il lavoro e per i giovani che vorrebbero trovarlo”.

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