NON SI PUÒ MORIRE COSÌ
La morte del carabiniere Mario Cerciello Rega mi ha profondamente addolorato. Quando muore un Carabiniere, muore anche un pezzettino di noi. Perché un Carabiniere rappresenta lo Stato, cioè tutti noi. Un ragazzo di appena 35 anni, che si era appena sposato. Penso al dolore della giovane moglie rimasta vedova dopo appena 43 giorni. Tornato dal viaggio di nozze, avere ripreso servizio. Ed ha incontrato la morte. 8 coltellate di un vigliacco criminale senza scrupoli. Il tutto, per 100 euro. Inaccettabile! Viene da urlare…
Una tragedia vera. Penso ai familiari, passati dalla felicità del festeggiamento del matrimonio, al dolore di un ingiusto funerale. Il cuore a pezzi. Mario Cerciello non era solo uno stimato Carabiniere, sempre ligio al suo dovere. In più, era una persona generosa.
Faceva sempre volontariato. Se qualcuno aveva bisogno, lui c’era. Quattro anni fa, aveva preso un encomio per aver accompagnato all’ospedale Bambino Gesù una donna sola e la sua bambina. Era rimasto tutta la notte a vegliare su di loro. Ogni martedì aveva l’abitudine di andare alla stazione Termini con l’intento di aiutare gli ultimi. Gli portava quello che poteva essere utile. Dava i suoi vestiti, oppure portava un pasto caldo o offriva la colazione. Piccoli gesti che cambiano il mondo. Oggi lo chiamerebbero un “buonista”.
Nel suo piccolo, Mario Cerciello, questo faceva.
Senza sbandierarlo ai quattro venti. Ma nel silenzio e nella dignità che lo contraddistinguevano. A lui l’odio non interessava. Gli interessava solo far stare un po’ meglio gli altri. Che poi è quello che ciascuno di noi dovrebbe volere.
Oggi io mi sento un po’ più solo. Perché una persona perbene, tra noi, non c’è più.
Ciao Mario, e grazie per quello che ci hai lasciato.