Le sardine di Bologna hanno sancito la fine del M5S

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Circa 15 mila persone sono scese in Piazza Maggiore a Bologna il 14 Novembre, in antitesi alla convention della Lega di Salvini al Paladozza di Bologna che ha radunato circa 5 mila supporter. E’ quello che ormai é stato ribattezzato il “movimento delle sardine”. 

Quattro trentenni bolognesi senza tessere di partito hanno lanciato una manifestazione tramite un semplice evento di facebook a cui hanno aderito online oltre 20 mila persone. “Niente simboli di partito” era stato scritto sull’evento,  “fatevi la vostra sardina e portatela in piazza”. Arte e semplicità, si potrebbe riassumere. 

L’obiettivo, come dichiarato dagli organizzatori, é mediatico. Non lasciare spazio a Salvini ogni qualvolta organizza un comizio nei comuni della regione. Non lasciarlo libero di dire “liberiamo l’Emilia”. L’Emilia è da sempre libera – hanno gridato gli organizzatori dai microfoni.

Con la presenza delle sardine, che in termini di numeri hanno triplicato Salvini, il suo messaggio è stato annullato. Chi crede che dalle sardine nasca un partito, una lista civica, o anche solo nuovi leader che appoggino la campagna del PD, non ha capito nulla. La forza del movimento finirebbe subito. 

Che i trenetenni bognesi abbiano capito prima di chiunque altri che annullare l’impatto mediatico di Salvini sia la priorità lo dimostra la manifestazione di Modena del 18 Novembre. Settemila sardine,  sotto la pioggia, hanno occupato Piazza Grande e messo letteralmente in fuga il capitano che ha annullato il comizio e riparato con 300 attivisti in un ristorante fuori dal centro. A dimostrazione che quella di Salvini è una costante prova di forza, priva di contenuti che, se contrastata, lo mette in fuga. E’ il coraggio del capitano.

Sulle sardine di Bologna è stato detto di tutto, ma chi era presente in quella piazza, come me, si è subito chiesto: quando ho già visto Piazza Maggiore così piena l’ultima volta? 

Il ricordo va al lontano 2010, quando durante il comizio finale di campagna elettorale del M5S alle elezioni regionali, Grillo si lanciò su un canotto tra la folla di Piazza Maggiore. Erano 15/20 mila scrissero all’epoca, come le sardine di oggi.

Ciò significa che dopo due tornate elettorali, dopo dieci anni, in quella piazza c’erano tutti quelli che non voteranno Salvini, ma in pochi o nessuno voterà Movimento 5 Stelle (forse nemmeno si presentano). 

E’ proprio questa la riflessione da fare. Le sardine hanno sancito la fine del M5S, quello nato a Bologna dai 50 mila del V-Day del 2007, cresciuto alle comunali del 2009 e consacrato definitivamente alle regionali del 2010 quando Giovanni Favia prese il 7% e 160 mila voti. Era il M5S che riempiva le piazze con la semplicità di volersi opporre al potere costituito. Oggi invece per un certo elettorato di sinistra la situazione è così drammatica che il potere costituito, ovvero il PD, viene difeso contro l’avanzata dei “barbari”. 

Era una piazza di sinistra, che andrà sicuramente a votare, che non vuole arrendersi alla Lega ma che, allo stesso tempo, voterà Bonaccini (ma non la lista del PD) tappandosi il naso in una logica del meno peggio. Per molti è una scelta obbligata, altri invece non la vogliono proprio prendere in considerazione e sono disposti a votare il terzo polo che si presenterà a sinistra del PD. 

Sta di fatto che l’operazione mediatica delle sardine è riuscita. Salvini è stato oscurato e ha perso sui numeri. Numeri di cui il populismo si nutre senza i quali deve rivedere la propria strategia. Ha funzionato così bene che ora Salvini non sa più che pesci prendere.

Lorenzo Andraghetti

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