“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.
Con queste parole, il capitano della Sea Watch ha così deciso di forzare il blocco ed entrare in porto a Lampedusa dopo due settimane di odissea.
42 persone tenute in ostaggio solo perché qualcuno si nutre dei luridi like di chi sta comodo sul divano di casa sua a sentenziare. Con la pancia piena e l’aria condizionata a palla.
Ma c’è chi dice NO.
E così, Carola Rackete, giovane capitano della Sea Watch, ha deciso di mettere la salvezza delle persone davanti a qualsiasi altro ragionamento. Altro che selfie e nutella.
Per un vero Capitano, conta solo questo: la vita.
E non ha paura della multa da 50 mila euro, della confisca della nave, e della denuncia. Ai suoi occhi, che cosa sono queste cose davanti alla vita di 42 persone? Niente.
Un capitano vero ragiona così. Non se la prende con i più deboli, che nemmeno possono difendersi. Gente che non ha nulla. Nemmeno gli occhi per piangere.
Un capitano vero, al contrario, difende chi è in difficoltà. Chi chiede aiuto. Da qualsiasi parte del mondo provenga.
Oggi, il capitano che salva l’umanità ha il volto di questa giovane donna di 31 anni.
Il suo coraggio è la stella polare nelle tenebre dell’egoismo.
Grazie Carola!
Carissimo Cinà…
“La vita prima di tutto” è giustissimo. In quelle condizioni NON puoi non intervenire per dare assistenza. Non puoi non sentire il grido di aiuto di quelle persone che scappano da paesi martoriati. Il punto però è che non dovrebbero neanche partire verso quella che è ormai la metà più ambita dagli immigrati passando da questo ponte immaginario che è diventato il Mediterraneo. Ma se un giorno qualcuno suonasse alla porta di casa tua e ti direbbe “qui ci sono dieci migranti che ho salvato e adesso te li metti in casa” . Forse prima dovresti chiedere il permesso di entrare in casa altrui.